Ritorno sull'argomento sessuale con una riflessione offerta da alcune
circostanze. Circostanze personali ma al contempo credo universali.
Osservo che - dal punto di vista maschile - all'interno di una relazione
intima sia talvolta sufficiente la prossimità col partner per ottenere
un'erezione, mentre altre volte, sia pure in presenza di partner
apprezzati e/o con cui in precedenti occasioni l'effetto è stato
immediato, avvenga con difficoltà.
Per semplice diagnosi differenziale la presenza del primo caso esclude
problematiche fisiche. L'effetto è pertanto psicologico. Un effetto
psicologico può prodursi costantemente, in modo random o essere
correlato ad un qualche evento. Poiché però non si produce costantemente
in questo caso la prima ipotesi è esclusa. La seconda ipotesi è
l'antitesi della terza, solo l'assenza di correlazioni la dimostrerebbe.
Pertanto la domanda è, perché a volte l'erezione, sintomo tangibile di
eccitazione, avviene con maggiore difficoltà o viene addirittura
inibita?
L'argomento è quasi un tabù socialmente intoccabile (il che, a ben
vedere, è già di per sé un buon motivo per affrontarlo...). Quando poi
lo si affronta spesso si tramuta nella domanda "di chi è la colpa?".
Partiamo qui dall'affermare che non ci sono "colpe" bensì situazioni
(una qualche circostanza) correlate con una situazione (l'inibizione
erettile). E visto che ci siamo eliminiamo la parola "problema", tale
sarebbe se si trattasse di impotenza, ma non è questo il caso (anzi,
potrebbe essere una preziosa opportunità per comprendersi meglio...).
Pertanto, tale situazione è correlata con stanchezza, contesto
inadeguato o preoccupazioni legate alla quotidianità? Indubbiamente
tutto ciò può essere concausa, tuttavia, se ci saranno sufficienti casi
di erezione malgrado tali situazioni, ciò non dimostrerà un apporto
significativo.
Può trattarsi di un partner non sufficientemente eccitante?
Indubbiamente, però nell'ipotesi di partenza ho specificato che si
tratta di partner apprezzati e/o con cui ci sono state prevalentemente
situazioni molto semplici.
Ecco quello che può essere un indizio: con alcuni partner succede solo
raramente. Forse talvolta si comportano in modo diverso stimolando due
diversi risultati?
Sia chiaro subito che non sto reintroducendo, mascherandolo, il concetto
di colpa - e presto, non appena ribalterò il concetto sarà evidente! -
parlo bensì di mancata consapevolezza di alcune dinamiche.
Io su di me so che cosa produce effetto inibente: l'eccessivo
desiderio/intraprendenza. Potrebbe sembrare un mio bisogno di mantenere
il ruolo maschile di "cacciatore" e quello femminile di "preda", o
quello maschile "penetrativo" e quello femminile "recettivo". Il che
troverebbe anche i suoi riscontri sociali ed anatomici. Eppure guardando
meglio si tratta di qualcosa di più. La chiave si trova nel
"desiderio". "È forse un male desiderare?" mi si potrebbe domandare. Ma
domandiamoci, desiderio di cosa?
La risposta, che osservo in tali casi, è desiderio dell'atto sessuale
e/o di cosa esso rappresenti più, e prima, che desiderio di unione con
me. Desiderio, in tale caso, di un proprio soddisfacimento (piacere
fisico o idea romantica che sia) per mezzo dell'altro. Estremizzando la
dinamica, per renderla più chiara, l'altro passa in secondo piano e la
sua parte anatomica diventa un "sex toy" umano per il proprio
soddisfacimento.
Alcuni uomini individueranno in tale ruolo la quintessenza della
virilità. Il che, beninteso, può anche essere. Io da parte mia so che
ciò che mi eccita è innanzitutto il riconoscimento di me come persona,
l'accoglienza e le cure poste in essa.
Rifletto inoltre che c'è un'altra situazione che produce in me
inibizione: l'altrui palese disinteresse. Questa circostanza potrebbe
sembrare antitetica a quella appena esposta. In entrambi i casi tuttavia
manca l'attenzione alla persona, in un caso palesandola, nell'altro
anteponendovi un altro desiderio.
Comprendo meglio inoltre, grazie a tale constatazione, anche cosa
stimola o inibisce il partner femminile: esattamente la stessa cosa!
Le donne sono consapevoli di non eccitarsi - tranne eccezioni - venendo
trattate come oggetti sessuali (loro non hanno freni sociali inerenti la
virilità per tale consapevolezza...). Un uomo spesso non lo sa, ma non
per questo non ne subisce gli effetti. Comprendere se stesso gli offre
anche la possibilità di comprendere l'altra.
Non è una colpa, né un difetto connaturato, l'approcciarsi talvolta
all'altro/a col desiderio di un soddisfacimento o seguendo un "copione".
Capita e può capitare a tutti, vuoi per imbarazzo, vuoi per prolungata
astinenza, vuoi per inseguire una qualche propria fantasia. Comprendere
le dinamiche e gli effetti da esse prodotti offre tuttavia la
possibilità di ascoltarsi, di riconoscere le situazioni ed interagire
con esse in modo più soddisfacente per entrambi.
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