(Compianto sul Cristo morto, Niccolò dell'Arca, Bologna, particolare)
per dirlo, cieche a me e a te.
È il dolore di altri tempi che rivive
indisturbato negli abiti nuovi
del travestimento. Spegni la luce
e non ci vedi più. Resta
il guscio vuoto del significante:
parli del niente dicendo troppo.
Sono urli che sono silenzi e silenzi
che sono urli; pietre e massi;
una diga al fluire del cuore
che atrofizza gli arti in guerra
in un fronte artificiale, lontano
dal grumo di sangue dei motivi celati:
troppi morti in battaglia per una causa irreale.
Solo vorrei poterti incontrare
dove non devi ingannarti, poter parlare
senza ferirti del potere inconscio
che si camuffa e aggioga
la supposta libertà.
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