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Sabato, ventesima tappa: Santiago (38 km)
La mattinata è difficile, letteralmente invasa di gente non offre un'atmosfera piacevole.
Nel pomeriggio un acquazzone lava via pensieri e pellegrini. È inoltre tradizione arrivare a Santiago la mattina, per la messa di mezzogiorno. Io arrivo alle sei ed apprezzo un ingresso tranquillo in solitaria.
Perfino al - normalmente affollatissimo - ufficio del pellegrino non trovo code. Così, contro le mie aspettative, mi reco anche io a ratificare il mio arrivo a Santiago. L'impiegato mi spiega che le motivazioni non religiose che io ho selezionato sul modulo non mi consentono di avere la Campostela, ma solo un surrogato in carta semplice. Affermo che intendo essere sincero ed ottengo in cambio un sorriso e la rassicurazione che il documento ha lo stesso valore.
Lungo il cammino ho conosciuto molta gente. Forse un quinto di loro, ad esagerare, erano qui per motivi religiosi. Sulla lista che mi fanno firmare io sono tuttavia l'unico a dichiarare "motivi non religiosi". Spariti tutti, come i fascisti col 25 aprile...
Dirigendomi verso il ristorante zoppico come un reduce di guerra. Ho fatto tutto il tragitto da Roncisvalle a Santiago in venti giorni. Forse ho esagerato, ma come recitava una scritta incontrata lungo strada "right speed is your speed". Stanco ma contento di avere compiuto questa avventura. E domani si riparte.
Domenica, ventunesima tappa: Negreira (22 km)
Oggi cammino lentamente. Almeno per adesso il cammino per Finisterre sembra turistico come le ultime tappe per Santiago. Molto meno frequentato ma dalla stessa tipologia. Rimpiango le prime tappe, così ricche di socievolezza!
Tappa brevissima. Obbligatoriamente vista la mancanza di alloggi nei prossimi chilometri. Meglio comunque, un po' di riposo non può farmi che bene.
Lunedì, ventiduesima tappa: Oliveira (34 km)
Martedì, ventitreesima (e ultima!!) tappa: Finisterre (33 km)
Queste ultime tappe sono state faticose, molto. Forse perché successive ad un vero tour de force, forse perché in effetti non molto attraenti. Nei bar dei piccoli borghi incontrati si riconosceva facilmente lo sguardo avido del paesano cui viene offerta la possibilità di alzare il prezzo per mancanza di alternative.
Giungendo all'oceano fortunatamente la situazione cambia, tornano bar e negozi, si respira a pieni polmoni l'aria di mare tanto desiderata!
Un paio di chilometri prima della meta incontro una lunga spiaggia, Playa Langosteira, che percorro scalzo sul bagnasciuga atlantico. Raccogliendo conchiglie di tanto in tanto.
Non appena trovata sistemazione vorrei festeggiare con un mojto sul porto. Trovo chi non sa cosa sia o chi lo sa ma non dispone di menta. Affogo la mia delusione nella cerveza...
Incontro però un danese che mi informa della presenza, sull'altro lato del promontorio, di una spiaggia rivolta ad ovest. Faccio la meritata siesta e mi sveglio giusto in tempo per recarmici per il tramonto sul mare. E qui scoppio a ridere.Degna conclusione di questo viaggio.
Porto con me, come vuole tradizione, qualcosa di utilizzato durante il viaggio da bruciare simbolicamente qui a Finisterre: quel che resta dei miei calzini. Non trovo tuttavia falò attivi, né pellegrini intenti in tale attività.
Prima di rientrare li getto nella spazzatura. In fondo lì avrebbero dovuto finire già da un pezzo... Ed io non sono mai stato portato al rispetto delle tradizioni.
segue....
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