In una qualsiasi relazione, sociale o di coppia che sia, esistono
molteplici modalità interattive. Si può abbracciarsi, urlare, sorridere, picchiarsi, parlare
tranquillamente, mettere il muso, argomentare, imporsi, eccetera.
Varia inoltre anche la reazione ad ognuno di questi comportamenti. Ci
sarà una personale gamma di gradimento nel ricevere uno specifico
comportamento che varierà su un continuum tra il "non mi piace" e il "mi
piace". O meglio, la cosa ci risulterà più o meno sopportabile;
indifferente; gradevole.
Possiamo immaginare di suddividere il continuum di gradimento in tre "regioni"; lasciare in un limbo indifferenziato la reazione di indifferenza e predisporre una scala di intensità per le sopportabilità e la gradevolezza.
Un valore "0" di sopportabilità significherebbe pertanto che il comportamento ci risulta completamente non sopportabile, divenendoci via via più sopportabile man mano che aumenta l'intensità. Finché superando il valore massimo sconfinerebbe nell'indifferenza. Oltre tale regione, in tale continuum, il comportamento ricevuto inizierebbe a risultarci gradevole, su una scala di intensità nuovamente da "0" a "10", dove lo "0" confinerebbe con l'indifferenza.
Sebbene quindi sia possibile sostenere che un comportamento sia
"migliore" (o più o meno maturo) di un altro in un'ottica sociale -
ovvero che alcuni comportamenti siano più adatti a mantenere relazioni
sociali piacevoli - non si può sostenere che lo sia oggettivamente in
tutti i casi.
Nei casi specifici potrà esserci chi adora essere abbracciato ad
ogni possibile occasione ma anche chi farà una tragedia se abbracciato in pubblico. Come chi tollera facilmente (o
addirittura trova piacere) nel concludere ogni discussione con della
violenza fisica.
Ovvero, per quanto esista una tendenza diffusa a considerare piacevoli gli abbracci e spiacevoli le liti, tale tendenza non è universale e - soprattutto abbandonando questi estremi utilizzati come esempio e
tornando alla vasta sfumatura di comportamenti possibili - la reazione ad
essi sarà una personale valutazione di essi su una scala simile a
quella proposta.
Questa valutazione generale del comportamento - il "cosa hai fatto" -
sarà inoltre attenuata/amplificata dalle motivazioni che hanno prodotto
il comportamento nello specifico caso. Le tradizionali discussioni su
"chi abbia o meno ragione" suggeriscono che venga fatta una valutazione,
più o meno conscia, dello storico che ha preceduto l'atto
comportamentale - il "perché lo hai fatto" - producendo un valore che
moltiplicato per la valutazione precedente produce la reazione del caso
specifico.
- Se la valutazione rientrerà nella regione di Sopportabilità verrà stimata la giustificabilità del comportamento nel caso specifico sulla base della situazione specifica. Producendo un valore basso se le motivazioni sembrano essere insufficienti e alto in caso contrario.Si avrà che la propria reazione al comportamento sarà determinata da r=Sg ovvero:Reazione = Capacità di sopportazione X intensità della giustificazione riconosciuta.
- Se la valutazione rientrerà nella sfera di Indifferenza non verrà prodotta una valutazione ulteriore e la reazione rimarrà di indifferenza.
- Se la valutazione rientrerà nella regione di Gradevolezza verrà stimata la riproducibilità del comportamento nel caso specifico sulla base della situazione specifica. Producendo un valore basso se sembra essere stato facile (di poco valore) o difficile (prezioso).Si avrà che la propria reazione al comportamento sarà determinata da r=Gr ovvero:Reazione = Gradevolezza del comportamento X difficoltà di esecuzione.
Dalle formule derivano alcune considerazioni:
- Un comportamento di difficile sopportazione sarà notevolmente attenuato se dotato di un'ottima giustificazione e/o un comportamento molto gradevole lo risulterà ben poco se considerato scontato/banale/dovuto. Tanto che in entrambi i casi la valutazione finale sarà di indifferenza.
- Sia che la sopportabilità di un comportamento sia nulla (ovvero esso risulti soggettivamente insopportabile), sia che la gradevolezza sia nulla (ovvero sia soggettivamente inesistente) le valutazioni relative al caso specifico non avranno modo di attenuare in alcun modo l'effetto della valutazione generale, poiché qualsiasi numero moltiplicato per "0" dà come risultato "0".
Quest'ultima considerazione è stata in realtà il punto di partenza di
questa riflessione. Ci sono comportamenti che fatico a sopportare. Per
alcuni di essi la mia reazione varia a seconda della situazione
specifica. Per altri invece non trovo attenuanti e mi rimane assai
difficile frequentare chi li metta in atto. Le attenuanti, per quanto
valide possano essere, se moltiplicate con la mia esaurita capacità di
sopportazione dello specifico comportamento producano una sopportazione
nulla.
Poi, chiaramente, altri avranno le loro peculiari reazioni ad altri
comportamenti, tra i quali rientrerà molto probabilmente l'insofferenza
verso alcuni miei comportamenti abituali.
C'est la vie....
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