Non ho trovato in rete traccia di quella che io considero la più bella poesia italiana del Novecento. Forse perché l'autore è più noto come pittore, e questa poesia - che non possiede neppure un titolo - è reperibile unicamente in un'oramai introvabile raccolta di suoi pensieri (Taccuini 1936 -1959 - edizione Einaudi). Mi sembra pertanto doveroso condividerla:
Per quell'amor di cose - che coglie da lontano -
Dirò di te - più che ora non dica -
Di te sasso e mare e vigna - quando cercati -
Dovrò in me trovarvi - prova di un vero
Che le stagioni mutano - e in me dura.
Il gesto continua - e non si compie
Di donna ai tralci - dei remi all'acqua
di luci ed ombre - Sopra e sotto il mare -
Il sole attende - di nascere e sparire
Un giorno dell'anno - come l'intera vita.
Ed anche il vento - allaccia la memoria
Nel volo del tempo - immobile sfrenato.
Renato Birolli
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