12 mar 2014

È la persona giusta per te?


L'antropologa canadese Helen Fisher ha dedicato la sua vita professionale allo studio delle relazioni di coppia. Considerata una delle massime esperte dei meccanismi biologici alla base del sentimento che chiamiamo amore, è stata relatrice alle prestigiose TED conferences. In Why We Love: The Nature and Chemistry of Romantic Love, distingue tra tre tipi di amore: sessuale, romantico e affettivo. Ognuno di essi risponderebbe a specifici obiettivi e a diversi moduli del nostro cervello. La pulsione sessuale (lust) è essenziale alla riproduzione; l'amore romantico (romantic love) si è evoluto per garantire il formarsi di una coppia stabile; l'amore affettivo (attachment) affinché essa possa durare nel tempo.

Sempre per la Fisher, i circuiti cerebrali sottostanti queste dinamiche sono in larga misura indipendenti. Tanto che, non solo l'Amore - quello con la maiuscola - può iniziare da uno qualsiasi di questi tre sentimenti; ma un individuo può, sinceramente, nutrire questi tre sentimenti per tre persone diverse: essere sessualmente attratto da un partner, romanticamente appassionato di un secondo, affettivamente coinvolto con un terzo.

Naturalmente il funzionamento ottimale consisterebbe nella coordinazione delle tre pulsioni su un unico partner: ciò ci fornirebbe la maggiore gratificazione al minor investimento (ed al contempo soddisferebbe quello che sembra esserne l'obiettivo evoluzionistico). Alcuni meccanismi in effetti operano a tal fine, ad esempio l'orgasmo rilascia (oltre alla dopamina necessaria al sistema di ricompensa endogeno) vasopressina e ossitocina, due ormoni attivi nelle dinamiche di attaccamento. Ma la situazione, come vedremo, è ben più complessa.

La domanda "è la persona giusta?" si articola quindi nel domandarsi se e per quale tipo di amore lo sia. La risposta - nostro malgrado - secondo la Fisher, secondo la Psicologia Evoluzionistica, e secondo me, la forniscono dei circuiti di elaborazione per lo più inconsapevole, che lavorano in parallelo e, pur tentando l'integrazione, non sempre ci riescano.

La ricerca ha individuato preferenze maschili e femminili nella scelta di partner a breve o a lungo termine (ne ho scritto qui). Elementi come la simmetria del volto, il dilatarsi della pupilla, la dominanza sociale maschile, o il rapporto vita/fianchi femminile, si sono rivelati universali - per quanto peculiari del contesto e dell'individuo siano i pesi soggettivi ad essi attribuiti.
Rileggendo questi dati alla luce della tripartizione della Fisher è semplice attribuire alla pulsione sessuale i connotati più estetici (indicatori di geni sani); ed a quella romantica, di costruzione della coppia, aspetti di posizione sociale (in qualche favola la principessa si innamora forse di un barbone, a meno che si scopra infine essere in realtà l'erede al trono??) e caratteriali (determinazione, coraggio, disponibilità ad impegnarsi, ecc.).

L'amore affettivo, evoca invece il concetto di attaccamento. Negli anni '80 gli studi sull'attaccamento, iniziati da Bowlby e dalla Ainsworth sulla relazione bambino/caregiver, vengono estesi alle relazioni tra adulti. Viene individuata una relativa continuità tra lo stile di attaccamento formato nell'infanzia e quello messo in atto nelle relazioni a lungo termine tra adulti. In tempi più recenti, ispirandosi agli studi sull'attaccamento, Jeffrey Young sviluppa la Schema Therapy, basata sulla costatazione della reiterazione di script comportamentali nelle relazioni significative.
In termini di Psicologia Evoluzionistica potremmo sostenere la presenza di un modulo (il MOI di Bowlby?) "imprintato" alle specifiche caratteristiche affettive del caregiver e su esso settato per le successive interazioni a lungo termine. Se si ipotizza che la funzione dell'amore affettivo sia consolidare una relazione nel tempo, ecco che l'utilizzo del modello relazionale con il genitore significativo risulta adattivo: presumibilmente tale relazione sarà durata a lungo (felice o meno che sia stata....)!

Riassumendo, avremmo tre moduli di analisi, deputati a tre obiettivi complementari ma distinti, basati ognuno su specifici dati; ed un sistema ormonale che tenta di convogliare la scelta su un unico individuo. Il sistema, per quanto certamente ottimizzato agli scopi riproduttivi, non lo è tuttavia al garantirci la felicità, giacché alcuni degli aspetti ricercati sembrano chiaramente incompatibili. La dominanza sociale, tanto apprezzata dalle femmine di ogni specie di mammiferi, mal si sposa con la sensibilità; la gelosia, integrabile nella visione romantica, difficilmente si coniuga con l'affetto. La ricchezza ottenuta professionalmente è troppo raramente abbinata alle disponibilità verso il partner; seduttività facilmente non fa rima con fedeltà. E così via.

A complicare il quadro queste tre declinazioni di Amore offrono gratificazione di diversa durata e intensità. Parafrasando la piramide dei bisogni di Maslow, si collocano l'una su un livello di bisogno fisico, l'altra di sicurezza/appartenenza, la terza di realizzazione. L'assenza di soddisfazione degli impulsi di base è la più dolorosa, ma la sua soddisfazione è la meno duratura; l'amore romantico - nuovamente con le parole della Fisher - assomiglia ad un continuo craving, ad un'ossessione totalizzante; eppure unicamente la realizzazione del livello superiore offre stabile felicità - per rivelarsi tuttavia vuota se non accompagnata dagli altri due livelli.

Per la soddisfazione del livello affettivo occorre inoltre maturità (non anagrafica....) ed emancipazione dalla reiterazione degli script vissuti nell'infanzia. A quel punto si scopre però che i tratti più adatti a soddisfare questo tipo di amore sono spesso in antitesi a quelli apprezzati dagli altri due moduli. Si scopre spesso troppo tardi che il bullo dai bei bicipiti, la pupa dai fianchi stretti, il gentleman sempre ben vestito o la ragazza seducente, che tanto fascino esercitano sul nostro amore sessuale e romantico, forse non hanno molto da offrire alla nostra felicità a lungo termine. Eppure da essi dipendiamo per la nostra felicità a breve e a medio termine.

Concludendo con le parole della Fischer: "we're not an animal that was built to be happy; we are an animal that was built to reproduce" e la felicità, l'unica cosa che davvero ci interessa - a chi importa davvero qualcosa del bene della specie, o di trasmettere i propri geni? - forse possiamo faticosamente conquistarla, certo non attenderla. Ed anche in questo caso, non è chiaro come...

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