19 nov 2012

A che gioco giochiamo?

Eric Berne, negli anni Cinquanta, sviluppa una teoria psicologica da lui chiamata Analisi Transazionale. Estraggo qui dalla sua opera "A che gioco giochiamo" i punti - a mio avviso - più salienti.

Ognuno di noi ha "fame" di soddisfare tre bisogni basilari e universali.

Il primo è il "bisogno di stimolo". Di ogni tipo, visivo, tattile, emotivo, olfattivo. Stimolo inteso come "cibo" elementare del quale, lo dimostrano gli esperimenti di deprivazione sensoriale, non possiamo fare a meno senza gravi conseguenze.

Il secondo bisogno ha origine dalla nostra unione nel grembo materno in cui viviamo in totale contatto con un ambiente protetto. Dopo la nascita il migliore surrogato è il contatto (fisico) con la madre. Crescendo la società ci impone, nostro malgrado (piangiamo e protestiamo appunto per il distacco), di trovare altri surrogati. Lo stesso bisogno viene così saziato, con diversa intensità, dai contatti intimi, ma anche da cenni di saluto, gratificazioni verbali, sorrisi, ecc.
Volendo trovare un'unità di misura per tali gratificazioni l'autore usa il termine "stroke", ovvero "carezza" (possiamo così stimare che una lode valga 5 "stroke" o che un abbraccio ne valga 8 - tanto per fare un esempio). Il termine "stroke", in inglese, ha tuttavia anche il significato di "colpo". Il che rende il termine perfetto poiché in tale teoria l'originario bisogno di contatto si trasforma in bisogno di riconoscimento, che predilige una "carezza" ma, in luogo dell'essere ignorato, è soddisfatto anche da un "colpo".

Il terzo bisogno, funzionale al soddisfacimento dei primi due è il bisogno di struttura. Ovvero dell'organizzazione del tempo in modo tale da garantire la presenza di stimoli e di riconoscimento. Tale compito è svolto da vari tipi di strutture classificabili in procedure (pulire casa, zappare la terra), rituali (un saluto formale, una Messa), passatempi (chiacchiere del più e del meno, guardare un film) e giochi.

Questi ultimi, nell'accezione con cui viene utilizzato il lemma, non combaciano con quelli che abitualmente chiamiamo così, sono bensì dinamiche interazionali, non necessariamente divertenti (come i passatempi), competitive, ed in cui In tutti i casi è previsto un "pagamento". Molti di essi sono inoltre, completamente o parzialmente, inconsci ad uno o ad entrambi i "giocatori". Ognuno tende a riprodurre automaticamente i "giochi" che ha imparato nell'infanzia. Il costo di tali dinamiche (come avviene peraltro anche in ogni tipo di nevrosi) è compensato da vantaggi psicologici e sociali specifici.

Per chiarire con un esempio riporto quello che Berne chiama "Tutta colpa tua" (l'esempio si riferisce ad una società americana anni '40 - la dinamica però rimane universale): una moglie si lamentava perché il marito, autoritario, le impediva di uscire la sera per andare ad un corso di ballo. Dopo un lavoro psicoterapeutico, in cui lei modifica alcuni atteggiamenti, il marito diviene più flessibile e le permette l'iscrizione. Così lei scopre di avere una paura morbosa delle piste da ballo. A suo tempo, tra i tanti corteggiatori, la scelta di un marito autoritario l'aveva messa nella posizione migliore per proteggersi da molti eventi che in realtà la spaventavano, potendo inoltre lamentarsi e recriminare che "è tutta colpa sua". Il marito, inconsapevolmente, le faceva un favore con le sue proibizioni. Oltretutto tale dinamica di proibizioni/proteste portava la coppia a litigare spesso, il che aveva, per la paziente, il vantaggio di potere evitare il sesso (che non le piaceva a causa di un trauma); di ricevere molti regali dal marito che si sentiva in colpa (i regali dice che diminuirono sensibilmente dopo che lui smise di proibire); di potersi intrattenere con le altre mogli al passatempo "è tutta colpa sua". Cosa ancora più importante la coppia non aveva interessi in comune e questa dinamica, per quanto "malata" e dispendiosa, consentiva loro un contatto.

Quello sopra è solo uno dei mille possibili esempi, analizzato dalla prospettiva di uno dei due "giocatori". Di "giochi" ce ne sono di vario tipo. Sono attivati e mantenuti in modo solitamente inconsapevole ed ognuno dei due giocatori ne trae un qualche vantaggio. Sono in tutti i casi funzionali ai tre bisogni di cui scrivevo sopra: offrono una struttura certa e continuativa; offrono stimoli; offrono "stroke", sia in quanto"colpi" che, più saltuariamente, come "carezze". Tutti i vari tipi di litigi, le provocazioni volte ad ottenere attenzioni ed altre simili dinamiche sono tutte "giochi" comuni.

Come ho scritto un "gioco" offre "vantaggi" ad entrambi. Solitamente queste dinamiche tendono a mantenersi. Se tuttavia in uno dei due cambia qualcosa il gioco in corso potrebbe non essere più per lui vantaggioso e ciò lo porterebbe a sottrarsene. Attenzione, sto scrivendo che si sottrarrebbe a tale gioco, non alla relazione. Tuttavia il passo potrebbe essere breve perché se il partner mantenesse la dipendenza dalla precedente dinamica soffrirebbe per la sua mancanza, si dispererebbe, e probabilmente troncherebbe la relazione.

Come sempre il primo fondamentale passo per liberarsi da dinamiche nocive è comprendere a che gioco stiamo giocando....

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