17 ago 2016

Cellulare



L'origine del termine "cellulare" non è un mistero per nessuno, un telefono portatile si collega ad una rete di telecomunicazioni suddivisa in celle, da lì il nome e la conseguente abbreviazione. Una cella è uno spazio delimitato che, dagli originali significati latini di camera o dispensa ("cĕlla"), assume oggi significati diversi in ambiti diversi. Spicca tra le accezioni quella sinonimo di "prigione", quasi a monito, a velato avvertimento. Che un po' meno velato diventa ricordando che "cellulare" è anche il nome del furgone col quale si trasportano i detenuti (come aggettivo significa anche "relativo alla cellula", ma nei sostantivi - ovvero nella sostanza - l'omonimia è questa).

Potrebbero tuttavia sembrare solo giochi di parole, pure coincidenze prive di significato. Innanzitutto in prigione ci si viene reclusi contro la propria volontà, mentre uno smartphone di nuova generazione si desidera, si attende, si sceglie, si acquista. Di più, dalla nascita della tecnologia e prima di diventare bene di consumo di massa, un cellulare è stato per anni ambito status symbol. Inoltre quante comodità comporta avere sempre con sé lo strumento per essere sempre connessi?

Molte. Perché negarlo, ed è inutile elencarle tanto sono ovvie. Ma quanto costano? No, non in termini economici nei quali hanno un prezzo fin troppo basso - possibile solo ignorando ("esternalizzazione dei costi produttivi" è il nome tecnico...) i costi etici (sfruttamento di manodopera in paesi poveri) e i costi ambientali (inquinamento elettromagnetico, reperimento materia prima, ecc.). Non mi riferisco neppure al palese azzeramento di ogni parvenza di privacy derivante dall'essere sempre tracciabili da chi abbia l'autorità di accedere ai dati di connessione alla rete cellulare, o la capacità di hackerarli. Per non parlare di tutte le informazioni private che volontariamente inseriamo su chi conosciamo, cosa vediamo, che preferenze abbiamo. Tutto ciò è facile capirlo.
Domando invece: quanto costano le comodità offerte in termini personali e relazionali?

Qui la prigione prende forma, tanto perfetta da essere non solo nascosta ma perfino desiderata. Un tempo (qualche decennio, ma quanto sembra lontano?) usciti di casa non eravamo contattabili. Per quanto possa sembrare strano la specie umana è sopravvissuta e l'economia occidentale (anni '80) era più florida di adesso. Riuscivamo perfino a fissare appuntamenti... Poi, una volta incontratosi, riuscivamo a stare insieme. Qualcuno ricorda cosa vuol dire stare insieme senza che il parente, l'amico, il cliente, l'operatore del call center richiedesse la propria, o l'altrui, inderogabile immediata attenzione?

Ecco che "bisogna rispondere" alla chiamata, al messaggio, alla mail, alla chat. Si può però ignorare la persona che abbiamo davanti in carne e ossa, se siamo in compagnia, o ignorare il proprio flusso di pensieri, la propria lettura, lo splendido panorama naturale (quest'ultimo l'avremo però probabilmente già fotografato così da catalogarlo nell'immenso archivio di foto che non riguarderemo mai - giustamente essendo solo sciapi surrogati della vera esperienza!). Dobbiamo astrarsi dal presente, o sopportare che lo faccia la nostra compagnia, perché da quando abbiamo i cellulari i messaggi che hanno atteso per secoli il nostro rientro non possono più attendere, non possono più essere relegati a dei momenti dedicati. Poco importa se si perde il presente, si interrompe il flusso relazionale, si perde il climax di un'intimità più profonda.
Il semplice rimedio è calarsi entrambi nel proprio schermo, giacché ci sarà pure una moderna sirena che canta anche per noi. Come può in fondo mancare un'atmosfera di magica intimità se si è scordato cosa sia?

Va beh, vuoi però mettere con la sensazione di essere sempre connessi con le persone care? Un tempo uscivi di casa da solo ed eri solo. Oggi invece hai la possibilità di guardare il cellulare e rammaricarti del fatto che non ti ha cercato nessuno, oppure che ti hanno cercato tutti tranne chi vorresti ti cercasse, oppure che ti ha cercato chi avresti voluto ma non ti ha detto quello che avresti voluto. Certo può anche raggiungerti la splendida notizia che qualche anno fa avresti saputo solo rincasando. Un tempo però mentre eri fuori non poteva capitarti di sentirti solo perché in quel momento non eri cercato come avresti voluto.

Questo è il prezzo. Una cella alla volta la rete è tessuta, di qualità così fine che non se ne vede la trama neppure se fatta notare. Il Grande Tessitore ha raggiunto il suo scopo: benvenuti nel Grande Alveare!

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