16 mag 2018

L'amore impossibile



C'era una volta un cavoletto di Bruxelles che non sapeva parlare francese. Abitava in una mansarda di un palazzo sulla via principale ed aveva una certa cotta per la vicina, dirimpettaia sul pianerottolo dal quale iniziava la scala per il suo alloggio. Era questa una giovane cozza, tenacemente arroccata al suo scoglio, solitamente adagiato sotto il tavolo in soggiorno.

Una volta però lui l'aveva vista mentre rientrava da una gita al mare: era ancora semisvestita e così sensuale che per l'emozione a lui si arricciarono le foglie esterne. Da allora non c'era notte che non pensasse che meraviglioso sugo avrebbero fatto insieme. Se solo anche lei avesse voluto, poiché lui neanche sapeva se lei si fosse accorta della sua esistenza. Avrebbe voluto parlarle, scriverle, ma lui era fiammingo, non parlava francese, né lei capiva lui. Si struggeva pertanto in padella senza mai giungere a una qualche soluzione.

Fu un giorno d'estate, colto da un inusuale temporale, a farli incontrare. La grandine cadeva violenta, portata da un vento così intenso da spazzare via il tetto della casa, poi le assi del solaio iniziarono a cedere e lasciarono cadere il nostro cavoletto proprio tra le braccia della bella cozza. Lei, chiudendosi di riflesso per lo spavento, lo accolse involontariamente nel calore del suo interno, dove a lungo i due si guardarono negli occhi in silenzio.

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