25 ago 2020

Messaggio ai membri della Resistenza

I destinatari di questo messaggio sono consapevoli della gravità della situazione e stanno facendo del loro meglio per fronteggiarla. Molti di noi ritengono che quanto stiamo vivendo sia stato organizzato nel corso di decenni, o anche più, e che stiamo assistendo all'inizio di una raffinata strategia che mira ad instaurare un regime totalitario mondiale. Gli artefici di tale progetto criminale sarebbero, per alcuni determinate forze politiche, per altri antiche élite che da tempo dirigono il mondo da dietro le quinte, per altri ancora forze spirituali avverse (ad esempio Arimane secondo gli antroposofi), o anche forze spirituali favorevoli che offrono in tal modo la possibilità di svegliarsi. Sia come sia, le forze in campo sono sicuramente imponenti e molti temono che non siano arrestabili. Malgrado ciò sappiamo e sentiamo di dover fare tutto quanto è in nostro potere. Non possiamo né dobbiamo tirarci indietro, fosse anche davanti a una battaglia che potremmo non vincere. A meno di volere anche noi ripeterci che “andrà tutto bene” non dobbiamo ignorare questa eventualità. Ma se così fosse perché combattere?

Ritengo che in una tale terribile prospettiva, quando tutto potrebbe sembrare perduto, dovremmo ancora difendere un ultimo fondamentale confine, del quale voglio parlarvi. Tra le migliori rappresentazioni di tale futuro distopico rientra certamente l’opera di George Orwell. Come molti ricorderanno, in 1984 il partito non si accontenta che il protagonista Winston Smith acconsenta ad affermare che “due più due fa cinque”, bensì esige che creda che “due più due fa cinque”. Perché per ottenere ciò un potere totalitario oramai incontrastato sottopone un prigioniero non di rilievo ad un lungo programma di tortura, invece di limitarsi ad ucciderlo? Anche il più materialista dei regimi sembra temere la forza di un’idea che non si piega.

In un recente fantasy movie russo, Abigail, una finta pandemia è il pretesto per individuare persone in realtà dotate di poteri sovrannaturali e isolarle, imprigionarle, ma non ucciderle poiché in tal caso altri ne sarebbero dotati. Come i poteri in un film fantasy, le idee sono eterne e scompaiano solo se gli esseri umani le rinnegano. Ma se questa prospettiva fosse sentita troppo fantasiosa o poco soddisfacente, sappiate che non è l’unica. Un cristiano potrà ricordarsi della frase di Matteo 24, 13, “chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato”. Ma anche chi comprende perché Giordano Bruno può dire all’inquisitore “Avete più paura voi ad emanare questa sentenza che non io nel riceverla” certo non si arrenderà. Perfino un nichilista sopraffatto dall’assurdità di una situazione paragonabile a quella del mito di Sisifo, condannato per l’eternità a spingere in salita un masso che inesorabilmente ricade a valle prima di raggiungere la sommità, può tenersi strette le frasi che concludono l’omonimo saggio di Camus: “Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice”.

Quale che sia il proprio appiglio, l’essenziale è difendere quest’ultimo baluardo a qualsiasi costo. L’ultima vera battaglia si combatte di fronte alle pressioni a rinnegare le proprie idee, ed è essenziale, per se stessi e per l’intera società, che ciò non accada, anche se tutto dovesse sembrare perduto. Anzi, a maggior ragione in tale caso, quello sarà “un buon giorno per morire”. Buon combattimento a tutti!

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