17 lug 2009

Bianco, nero, o...? - Riflessioni geometriche sulla Legge del Tre

Sfogliando tra i vecchi file ne ho trovato uno, scritto anni fa, prima di approdare alla Quarta Via, per un “giornaletto”, che mi sembra essere tutt'ora interessante. Vorrei condividere alcune riflessioni, a partire da esso - e da quanto ho compreso della Legge del Tre - riportandolo alla “geometria”.

Riporto il testo:

Dicotomie che producono lobotomie.

Giusto-sbagliato, bianco-nero, Destra-Sinistra, queste sono dicotomie. Cioè, citando da Wikipedia: “la divisione di un'entità in due parti mutualmente esclusive, tali da non poter essere vere contemporaneamente, e completamente esaustive, senza cioè lasciare spazio per una terza parte.”
Si tratta sostanzialmente di un processo analitico e cognitivo atto a organizzare alcuni aspetti della nostra visione del mondo. Perfino le fondamenta delle nostra coscienza di occidentali nascono da un'iniziale distinzione "io e resto del mondo". Meccanismo dunque utilissimo ma che presenta, se non applicato con criterio e per adeguate finalità, dei grossi rischi.
Utile intanto rilevare che sebbene, come ho detto, il meccanismo stia alla base della nostra stessa visione del mondo non è l'unico possibile; è ad esempio estraneo alla visione storicamente sviluppata nel pensiero orientale. Ancora più utile osservare che, poiché le due parti prese in considerazione sono nella loro somma esaustive, tutta la gamma delle possibilità si riduce inevitabilmente ad esse. Questo aspetto, innocuo e perfino talvolta desiderabile, ad esempio in una tassonomia, è in grado di produrre le "gabbie" più resistenti che esistono: quelle accettate dalla nostra stessa mente.
Se tutta la gamma di possibilità si riduce alla somma delle due alternative date (ma non cambierebbe sostanzialmente niente se esse fossero 5 - poiché non è la quantità, ma la sua esclusività a generare il problema), controllando e manipolando i contenuti delle due alternative si impedisce, di fatto e finché si accetta il meccanismo, ogni altra scelta. Rendendo le due alternative identiche si rende impossibile ogni scelta.
Questo accade quotidianamente, come effetto del costante lavaggio del cervello cui siamo sottoposti. Le "scelte" economiche, politiche, sociali, commerciali, perfino etiche, ci vengono sottoposte come dicotomie e private da veri contenuti distintivi. Così, sfruttando con arte questo sistema, cui noi stessi diamo il lasciapassare confondendolo con buon senso, ci caliamo nella "gabbia" ed otteniamo, sia pure con minor sofferenza fisica, gli effetti che avrebbe una lobotomia.

Riflettendoci oggi mi sento di riportare quanto scrissi aggiungendo una riflessione geometrica:

Leggere la realtà come espressione di bianco/nero equivale geometricamente ad esprimerla attraverso due punti. In una visione completamente dualistica, due punti, considerati antitetici, sono l'insieme del ben misero universo delle possibilità disponibili.

Ricondurre i punti dall'insieme delle possibilità a due forze agenti produce la visione di una linea (tra due punti passa una ed una sola linea retta) contenente l'insieme delle interazioni di queste due forze. l'universo delle possibilità si espande infinitesimalmente, poiché contiene infiniti punti, ma rimane pur sempre “piatto”.

Cosa succede introducendo una terza coordinata, un terzo “punto”, una Terza Forza?

Una comune analisi superficiale riprodurrebbe l'errore evidenziato sopra ed il terzo punto, la cosiddetta “terza possibilità” si aggiungerebbe al primo insieme considerato, disponendo di meno possibilità della “linea” e risultando di fatto, per quanto scritto nel testo riportato, una prigione esaustiva quanto esso.

Diamo alla Terza forza però il suo pieno valore di coordinata (non di mera possibilità) e scopriremo che tre punti delimitano una “superficie” (il triangolo) e che l'insieme delle possibilità contenute in essa è di tutt'altra portata. Acquisisce appunto una nuova dimensione, geometricamente quanto metaforicamente.

Nessun commento:

Posta un commento