Esporre chiaramente e concretamente cosa si intenda con “lavorare su di sé” è un momento fondamentale. I concetti vaghi non offrono né la possibilità di essere applicati, né quella di essere valutati. Sono bensì l'ideale per “dormire” più comodamente....
Dunque:
Affronto il tema seguendo le tracce delle 5 W's anglosassoni: Who, What, Where, Why, When. (Chi, Cosa, Dove, Perché, Quando):
- CHI. Colui che decide di “Lavorare”. Il Lavoro è intrinsecamente intenzionale, possibile per chi vuole farlo, e solamente per lui. In mancanza di tale intenzionalità qualsiasi cosa venga intrapresa rimane meccanica.
Niente può costringere un uomo a lavorare, potranno esserci circostanze più o meno favorevoli ma si potrà parlare di Lavoro solamente per chi - e nei momenti in cui – vuole farlo.
Questa piccola scintilla di volontà conscia è l'unico carburante dal quale ottenere altra volontà conscia.
Lavora, e può lavorare, dunque, solo chi è sinceramente intenzionato a farlo e unicamente nei momenti in cui è intenzionato a farlo (quando sono presenti gli “io” che intendono farlo). - COSA. Innanzitutto osservarsi, realizzare cosa succede nei nostri abituali meccanismi. Rendersi conto di quanto accade nel momento in cui accade.
Successivamente, una volta raccolte informazioni sufficienti, ostacolare il sonno della macchina (noi stessi). Interrompere l'ordinario inutile spreco di energie combattendo con gli “ostacoli al risveglio”: l'immaginazione (da non confondere con la creatività), il mentire, l'espressione delle emozioni negative, l'identificazione, la considerazione, il parlare inutile. (vedi qui)
È un lavoro estremamente pratico, il più pratico dei lavori, poiché non si tratta di capire, apprendere a memoria, esporre o meditarvi saltuariamente. Quanto è facilmente capibile intellettualmente va compreso vivendolo in ogni momento. - DOVE. Nelle liti col proprio partner, nelle difficoltà professionali, nel traffico, ad una cena con amici, sul divano di casa. In ogni occasione.
Il Lavoro su di sé non può risiedere in spazi ritagliati fuori dalla vita reale: incontri, seminari, conferenze, riunioni, meditazioni. Tutto ciò può contribuire a capire alcuni aspetti, può offrire utili occasioni di confronto, ma non può in alcun modo essere considerato sufficiente a comprendere (cum prehendere = prendere con [sé]) alcunché.
L'incontro con gli altri è prezioso nel lavoro, nel loro farci “da specchio” e, nel caso specifico di “compagni di viaggio” nel farci da sveglia, promemoria delle reciproche intenzioni, veicolo e rimando di preziose energie. Tale contributo resta tuttavia sterile se non applicato alla propria quotidianità. La conoscenza deve diventare pratica, deve essere com-presa. Neppure la più profonda conoscenza alchemica trasformerà da sola il piombo in oro. Ogni conoscenza non compresa, come un ramo infruttifero, seccherà.
Il Lavoro, quello vero, si fa nella quotidianità più ordinaria. Relegare i momenti di Lavoro in spazi esterni alla propria vita reale, oltre ad essere inutile, comporta il rischio di alimentare una sorta di schizofrenia. - PERCHÉ. Non addentrandosi in questo breve scritto su motivazioni cosmologiche, propongo la più semplice delle risposte: perché abitualmente dormiamo molto profondamente e decidere intenzionalmente di osservarsi e, successivamente, combattere la propria meccanicità, nei frangenti quotidiani offre opportunità di “svegliarsi” migliori di qualsiasi corso o pseudo tale. Ma, dunque, perché volersi svegliare? Perché il “sapore” offerto è più gradevole... In definitiva la stessa motivazione che fa preferire - da chi l'ha provata - una raffinata cena di pesce ad un McBurger!
- QUANDO. Adesso. Ed ogni “Adesso” futuro. Nessun momento che non sia “Adesso” può ospitare il lavoro su di sé, poiché tali momenti sono i regni del sogno. Il lavoro è possibile unicamente Adesso.
Significa instaurare, sulla base del comune intento di lavorare su di sé, una sincera amicizia.
Offrirsi reciproco sostegno e scambio di energie esattamente come avviene sull'amicizia basata su una qualsivoglia altra base. Partecipare i propri percorsi, offrirsi stimoli.
Che circostanze sono necessarie per questo lavoro?
Quelle richieste da ogni amicizia: lo spazio per conoscersi, confidarsi, aprirsi. Cene, aperitivi, gite, cinema, qualsiasi cosa... Contesti in cui, analogamente a qualsiasi altro interesse, il comune intento possa esprimersi.
Due amici che condividano principalmente la passione per il calcio, ne parleranno a cena, al mare, al telefono, si aiuteranno a comprenderne aspetti per uno di essi non chiari, si incentiveranno a scoprire cose nuove, si alleneranno, forse, insieme.
Quanto può, e deve, avvenire nel condividere l'intenzione di lavorare su di sé ha, da sempre, il semplice nome di instaurare un amicizia.
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