Betapensiero è il pensiero di Beta, cioè il mio: Beta è la contrazione del mio nome e cognome. Ma è anche la "release" in cui il mio pensiero viene diffuso: versione beta, quindi funzionante ma ancora da finire di testare...
8 ott 2010
Lettera
Ricordi l'odore dell'erba appena tagliata, il sole al tramonto, il tintinnare dei calici ed il calore dei baci?
Ricordi il mio chiederti di proseguire insieme la serata?
Sì, nonostante i tuoi impegni, nonostante i miei impegni, nonostante il mondo ci attendesse altrove.
No, non avremmo potuto fare un altro giorno. La magia, se c'è, quando c'è, va seguita al volo. Il fuoco altrimenti potrebbe spegnersi.
Hai risposto che saresti stata con me più che con chiunque altro, che lo desideravi. Ma che non volevi. Non volevi perché avevi fatto altri programmi, non dovevi sconvolgerli per farmi piacere perché più importante di me adesso eri te. Hai risposto che devi volerti bene, che te ne andavi.
Ebbene, io ci penso ancora. Penso che se stravolgo un programma cui sono interessato non lo faccio per qualcuno, lo faccio solo per me. Non vi è traccia del sapore della rinuncia o del sacrificio. Lo faccio perché il sapore del nuovo programma pronostica di essere più intenso e piacevole.
Così mentre assumo come naturale che nessuno per me sia più importante di me, con nessuno vedo contrapposizione. Il mio obiettivo è accedere all'intensità della vita, non preoccuparmi di chi siano i programmi o cosa avessi in precedenza deciso.
Stento quindi a capirti quando - in questo o in altri casi - non prendi al volo qualcosa che, da altri segnali, mostreresti di apprezzare. Vaglio le possibilità e mi viene da pensare che forse hai delle paure che ti impediscono di approfittarne. Certo, dirmi "non voglio" è sufficiente quando realmente è così, quando non c'è interesse per quanto viene offerto, quando la situazione non ha attrattive, o quando ne ha meno di altri programmi. Diverso è invece quando "non voglio" andrebbe più impropriamente tradotto con il più pertinente "ho paura che le conseguenze mi farebbero soffrire".
Non è che tale remora sia sbagliata tout-court, ritengo solo che se la si applica su una soglia troppo bassa si impedisce alla vita di scorrere, alla passione di ardere, all'intensità di affiorare.
Occorre sì un punto in cui si dice a se stessi che per quanto la situazione sia attraente se la si percorre si rischia veramente troppo. Solo che a mio avviso questo punto sta molto più distante. Personalmente lo applico dopo anni di tentativi, dopo settimane consecutive a fissare un soffitto in stato semi-vegetativo, dopo avere sperimentato tutti i metodi comuni ed aver fallito con decine di altri escamotage. Io rinuncio alla passione quando non ne vale la pena, se l'esperienza stessa è insufficientemente gratificante, o se sono certo che ho provato più del possibile per "cavalcare l'onda": quasi mai lo faccio per paura delle ferite.
Attenzione, ho detto cavalcare l'onda, non renderla più innocua, placarla, ridimensionarla. L'equazione è semplice: nel surf della vita un'onda bassa è sicura e rassicurante ma poco stimolante; un'onda alta è difficile e rischiosa ma è quella che ti da senso al fare surf. Certo, si impara con le onde basse, ma quando le si conoscono un po', piuttosto che passare la vita a surfare su esse, preferisco i rischi della passione.
Te mostri di richiedere il paracadute, o l'assicurazione o la corda di sicurezza per salire su quell'onda. E' comprensibile ed a ben vedere normale, solo che non funziona. In sicurezza si cavalca le onde basse.... Tentando di cavalcare quelle alte con le "imbracature" si cade a causa dell'impaccio che esse causano finendo poi magari ad adottare tale esperienza come pretesa prova che ciò sia impossibile. Oppure si finisce con l'abbassare l'intensità dell'onda stessa. Una vera onda alta si lascia cavalcare solo "a pelo".
Provandoci con coraggio le prime volte si cade, ci si ferisce un po', si soffre. Chi però insiste dopo un po' impara e scopre come fare. Scopre che deve essere presente e reattivo ma fidarsi dell'onda perché se vi si contrappone o se tenta di modificarla peggiora solo le cose.
Giorni fa a lezione di contact c'erano delle persone nuove. Abbiamo fatto con loro l'esercizio di salire sulla schiena di un'altra persona. Le persone nuove sono spaventate, si irrigidiscono e cadono subito. Sempre che siano state capace di salire, cosa che spesso non avviene. Le persone più esperte una volta salite si abbandonano completamente, ed ecco che "l'impresa" diventa semplice tanto per loro che per chi sostiene.
Perché scrivo ciò? Perché nel fare scorrere una passione non si può investire sul tentativo di ridimensionarne i rischi. Se ci si apre completamente a qualcuno, lui, direttamente o indirettamente, consapevolmente o meno, può ferirci moltissimo. Questo è inevitabile. Va però accettato e pagato fin da subito se si vuole accedere ai benefici che aprirsi può offrire perché altrimenti non è vero aprirsi. E veri non saranno quindi neppure i benefici: non si può bluffare...
Si può pattuire che si starà sempre con una persona. Solo che ciò produrrà onde basse. Se si accede alla terre bagnate dalle onde alte la passione è maggiore ma non ci sono certezze. Non ci sono certezze non significa che sia impossibile che tra due persone si attui un rapporto più intimo e duraturo. Significa però che se lo pretendiamo, o la cosa scoppia o si assesta su onde più basse.
Non si tratta neppure di "dimostrare" una passione per poter poi avere in cambio una certezza. Molto più semplicemente la presenza di tale passione, fintanto che essa sussista, porta naturalmente a viverla. Se essa non esistesse più verrebbero meno i presupposti per tale interesse. Per un semplice calcolo delle probabilità viene più naturale confidare in chi abbia mostrato di saperla vivere che in chi non lo abbia mostrato. Ma non significa che ciò possa bastare, se una persona mostra di non esserne più capace - o di volerlo fare - perde l'attrattiva conquistata.
Perciò ritengo che non si possa prima decidere un certo tipo di rapporto e poi abbandonarvisi, ma solo iniziare abbandonandovisi ed in virtù di ciò assistere al libero possibile costruirsi di qualcosa. E, beninteso, accettare completamente l'eventualità che così non sia.
Io cerco le onde alte, e provo a fare brevi pezzi con chi voglia accompagnarmi. Se qualcuna saprà farlo a lungo, a lungo surferemo insieme. Se qualcuna saprà farlo per poco lo faremo per poco. Se non ci sarà nessuno che saprà farlo lo farò da solo. Certo, è meno gratificante e più faticoso ma è sempre meglio che abbandonare le mie amate onde.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento