19 set 2013

Viaggio su Marte

    "Lei è disposto a fare un atto di fede? ...o preferisce diventare un vecchio pieno di rimpianti? "
Inception

A volte sembra di vivere su "Marte". Noi, "terrestri", abituati a respirare nelle nostre sicurezze, entriamo in contatto con situazioni per noi inconcepibili, e ne ricaviamo la sensazione di essere capitati su un altro pianeta. Oppure, a volte, altri ci dicono che è il nostro mondo "Marte" e che per loro l'atmosfera è irrespirabile.

La "Terra" rappresenta chiaramente la nostra visione del mondo, il nostro mondo, che riconosciamo e nel quale ci sentiamo a nostro agio. La sua "atmosfera" è respirabile, le caratteristiche che possiede sono per noi "giuste". L'atmosfera di un altro "mondo" è per noi "sbagliata", ovvero non riusciamo a respirarla.

Reagiamo evitando i mondi per noi "irrespirabili" o, nel caso in cui abbiamo interesse per qualcosa presente in uno di questi luoghi, tentiamo di modificarne l'atmosfera, rendendola simile a quella del nostro mondo. Questa "colonizzazione" non ha controindicazioni se effettuata su un "pianeta" disabitato. Nel caso però in cui "Marte" sia abitato da un "marziano", avrà l'atmosfera ideale per quest'ultimo.... Se tentiamo di modificarne l'atmosfera per renderla più simile a quella in cui respiriamo agevolmente, la renderemo inevitabilmente meno adatta a quella in cui respira agevolmente il "marziano", il quale tenterà di difendersi da questi cambiamenti.

"Terra" e "Marte" entreranno in guerra, il "fronte" vedrà l'abitante di uno dei due mondi impegnato a difendere il suo pianeta; potrà fallire ed essere colonizzato; potrà reagire e spostare la battaglia sul tentativo di colonizzazione del mondo altrui; le forze in gioco potrebbero bilanciarsi, in un'eterna belligeranza; oppure uno, o entrambi, potrebbero rinunciare a quanto di prezioso ha l'altro mondo, scegliendo di mantenersi a distanza di sicurezza.

Spesso l'ipotesi di cercare un compromesso, la formula chimica di un'atmosfera che vada bene ad entrambi, invece di far star bene entrambi, lascia ad entrambi uno spiacevole senso di soffocamento. Soffocamento che ben facilmente tornerà presto a produrre conflitti.

Fuor di metafora sono situazioni facilmente riconoscibili nelle relazioni di ognuno di noi.

Il potere della metafora ben descrive una situazione emotiva, ma porta con sé anche delle "postille", date per implicite. Sono proprio sicuro che il mio mondo si chiami "Terra" e l'altrui "Marte"? Come chiama i rispettivi mondi l'abitante dell'altro "pianeta"?
La metafora presuppone inoltre che sia impossibile respirare su "Marte". Cioè, è impossibile, senza bombole di ossigeno, respirare su Marte; ma siamo sicuri che sia impossibile anche farlo su "Marte"?

Immagino che la prima risposta sia "sì, non è per me possibile respirarci!". Magari è la risposta giusta. Magari è impossibile per un "terrestre" respirare su "Marte". Ed in quanto impossibile non è forse neppure possibile immaginarlo (la Regina di Alice nel paese delle Meraviglie - ci racconta Lewis Carroll - si allenava, e riusciva a credere anche a sei cose impossibili ogni giorno prima di colazione: sarà stata questa capacità a renderla la Regina del suo mondo?).

Beh, qui ad ogni modo il viaggio si interrompe. Per proseguire occorre aver comprato il biglietto. il "biglietto" non costa molto rapportato ai benefici del viaggio, tuttavia è molto costoso per un viaggiatore. Il viaggio consiste nell'esplorazione di un'ipotesi: se (per mia fortuna...) non posso "colonizzare" i mondi limitrofi trasformandone "l'atmosfera", posso modificare il mio "apparato respiratorio" in modo che sia capace di "respirare" sia nel mio che in un altrui "mondo"?

Se l'ipotesi fosse realizzabile offrirebbe l'accesso alle "risorse" disponibili sugli altri "mondi", senza entrare in conflitto con gli "abitanti"! Ma... è possibile? Per saperlo si può, sì, osservare se qualcun altro è mai riuscito in una simile impresa; ma per sapere se per noi è possibile si può solo intraprendere il percorso. Il "biglietto", se ci conduce a questo risultato non è costoso, ma al momento dell'acquisto lo è: non siamo certi che possa funzionare...

Il "biglietto" richiesto è infatti il coraggio, il coraggio necessario per partire ed il tanto che è necessario per proseguire. Perché per imparare a "respirare" su "Marte" senza "bombole di ossigeno", occorre allenarsi a farlo. E le prime volte i "polmoni" fanno male, tanto male! Il presupposto su cui si basa il viaggio è che non arrendendosi faranno via, via, meno male, finché i "polmoni" impareranno a respirare anche in quest'atmosfera diversa.
Un viaggiatore è frenato dal timore che esponendosi ad un'atmosfera diversa da quella che sa respirare morirebbe. In questo però nessuno può aiutarlo: o dispone del coraggio necessario e pensa che ne valga la pena (ovvero lo investe in questo viaggio), oppure no.

   - - -

Io abito su "Marte", chiamo il mio mondo "Terra" ed il tuo "Marte", ma non è questo il punto giacché dal tuo mondo il mio rimane "Marte". Abbiamo entrambi tentato di modificare "l'atmosfera" dell'altrui "pianeta" che così tanto ci attrae. Abbiamo constatato che le forze in gioco (per fortuna...) non consentono ad uno dei due di "colonizzare" l'altro, ed una guerra proseguirebbe pertanto in eterno. Abbiamo cercato "un'atmosfera" congeniale ad entrambi, stando invece male entrambi. Mantenendo il presupposto che l'altrui atmosfera è irrespirabile possiamo solo allontanarci.

hai comprato il biglietto?

4 commenti:

  1. manca un dato: quanto tempo ci vuole a cambiare apparato respiratorio? forse i tempi fisiologici della modifica superano quelli limite della sopravviivenza. In tal caso si compra il biglietto e si muore soffocati durante il percorso....:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Loredana! L'ho scritto sopra: "al momento dell'acquisto [del "biglietto"] non siamo certi che possa funzionare" e "In questo però nessuno può aiutarlo [il viaggiatore]: o dispone del coraggio necessario e pensa che ne valga la pena (ovvero lo investe in questo viaggio), oppure no".

      Fa parte dei rischi del fare l'esplorazione... Tanti esploratori, quale che fosse il loro campo di esplorazione, ci hanno lasciato le penne. Poi c'è il povero Colombo che è pure finito su un continente che neppure pensava esistesse.... ;-)

      Elimina
  2. "Non siamo certi che possa funzionare" significa che potrebbe anche funzionare. Una possibilità che funzioni per quanto remota di solito gli esploratori ce l'hanno assieme ad un minimo di dati essenziali: metti che a cambiare apparato respiratorio ci vogliano per forza 80 anni...;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io direi che gli esploratori, si sono perlopiù basati su supposizioni, intuizioni e sentito dire. Hanno stimato che potevano farcela, naturalmente, ma nessuno gli dava garanzia alcuna. Qualcuno è morto strada facendo, altri hanno scoperto nuovi passaggi, nuovi continenti, scalato nuove montagne.

      Ad ogni modo è evidente che io asserisco che può funzionare. Posso altresì garantirlo? No, non posso, farlo sarebbe mendace. Dal momento che è un processo attivo (non passivo come ingerire una pillola), tempi, modi e la stessa possibilità dipendono dal viaggiatore. Nessuno può esprimersi per lui, tranne lui stesso. Sarebbe altrimenti come un maestro di pianoforte che garantisse che un suo allievo padroneggi lo strumento a prescindere dal suo esserci o meno portato, dal suo impegno, dalla sua disponibilità a seguire i consigli, e dalla stessa presenza alle lezioni..

      In questo gioco gli altri non possono, né devono, garantire niente. Chi vuol partire lo fa a suo rischio e pericolo. Giungono alcune notizie di chi, arrivato, è riuscito nel suo intento - come un tempo ne giungevano dagli emigrati in America. Chi è ancorato alla sua poltrona può decidere di restare lì, o mettersi in gioco in un viaggio. La scelta è sua. A niente può servirgli chiedere rassicurazioni che non può avere (né lanciare moniti che chi ha deciso di viaggiare ignorerà).

      Elimina