20 dic 2019

Epigrafe per un amico




Non so quando la tua dissacrante fiorentinità ha ceduto alla disperazione. Forse troppe piogge ne hanno incrinato gli argini e, come sotto il peso di un Arno in piena, la difficoltà di vivere ha infine esondato. Poiché lo so che non ti è mai stato facile aspirare alle semplici gioie di un bonobo, scandagliando il mondo alla ricerca di chi sapesse (davvero...) insegnarti a trovarle, o ad ignorarle. Io, lo sai, sto ancora cercando ed al più ho saputo indicare le insidie di qualche bivio. Di quelli da me conosciuti, non di questo, che ho sempre disprezzato, che non ho mai neppure immaginato, non per te, amico mio.

Ed ora che fai? Che non ci hai mai creduto che con la morte finisce tutto. Vorrei fosse stato un orgoglioso harakiri da samurai ad accompagnarti nel tuo bardo ad affrontare le ombre con la katana tra le mani. Se però ci sei arrivato per desperatio salutis, oramai è fatta, mica ne accetterai la pena? E da quando sottostai alle autorità, amico mio? Sfodera ti prego il sarcasmo, il dileggio, lo scherno, l'irriverenza che sputa in faccia ad ogni regola, fossi anche te adesso solo contro tutti, non rinunciare a quelle qualità che ci hanno reso amici. Cazzo, combatti. Non mi importa su che piano, dopo quali sconfitte, ma combatti!

Non sei solo. Voglio rivederti un giorno nel Valhalla, risorto dopo esserti arreso.

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