28 gen 2010

Genesi di una religione.

"Ciò che ci divide non è il fatto che noi non troviamo nessun Dio, né nella storia, né nella natura, né dietro la natura, - ma che quello che è stato adorato come Dio noi non lo troviamo affatto "divino", ma al contrario pietoso, assurdo, dannoso, non solo perché è un errore, ma perché è un crimine contro la vita..." Nietzsche.

Genesi di una religione.


Si assuma che l'uomo nasca "in difetto". Si postuli poi che esista il Bene ed il Male, nettamente distinti tra sé; che esistano dei mezzi atti a produrre il Bene ed altri il Male.
Si affermi di conoscere con certezza, per dichiarata evidenza, per antica tradizione o per rivelazione divina - o angelica, o extraterrestre - dove stia il Bene e quali mezzi siano o meno accettati per raggiungerlo.
Ecco realizzata una religione!

Poi solitamente si impiega il proprio tempo nell'imporla agli altri e/o nel disprezzare la sfortunata metà del mondo che non condivide tale opinione.

Questa ricetta fai-da-te per creare una religione è riconosciuta, più o meno da tutti, come attuata per creare le false credenze (ovvero tutte tranne la propria...), mentre la propria particolare visione è vera "per evidenza".
Già, perché scordavo due ingredienti essenziali:
  • affermare di essere i detentori dell'unico "vero" sapere.
  • "dimostrare" i concetti su cui ci si basa, proclamandoli evidenti, ovvi, certi, naturali, universali; enfatizzandoli, alzando il tono; tacciando di pervertito chiunque dissenta; ripetendoli ipnoticamente fino all'accettazione per sfinimento.
Ogni religione, suddivisione o setta esistente "ha ragione" in forza dell'evidenza.
Tale constatazione per quanto non imbarazzi mai alcun credente - che si limita ad essere grato di appartenere "all'unica vera via" - è epistemologicamente ben poco soddisfacente.

Per quanto una argomentazione teologica differisca molto da una dimostrazione matematica, esse hanno in comune una cosa: entrambe si basano su "assiomi e postulati".
Gli aspetti in comune però finiscono qui, poiché la matematica - il cui obiettivo è conoscere, non mostrare di avere ragione - si è da sempre interrogata sulla reale evidenza dei suoi assiomi, al punto di dimostrare, con le geometrie non euclidee, la sostanziale inconsistenza di uno di essi.

Ma... se queste evidenze religiose fossero tutt'altro che evidenti...?
Insomma, voglio dire, millenni di guerre, roghi, inquisizioni ed intolleranze varie, a speculare su dove vadano le virgole dando per scontata la fondatezza delle premesse...

Il "peccato originale"

In termini storici l'invenzione del peccato originale è solitamente ricondotta a S. Agostino. Prima di lui non ricorre nei testi cristiani né l'espressione né il concetto di ereditarietà del peccato di Adamo.
Qui tuttavia non mi interesso di disquisizioni dottrinali ma di quanto viene prima di tali dottrine (non solo cristiane o pseudo tali), degli assiomi su cui esse si basano. Ovvero in questo caso del concetto di peccato originale, nella sua interpretazione generica, svincolata dalle interpretazioni, riassumibile come nascita "in difetto" di ogni essere umano.

La naturale imperfezione umana, grazie ad un gioco di prestigio dialettico, diventa "colpa"; la possibilità di evoluzione diviene "redenzione". Eppure il nesso è retorico, non logico.
Sarebbe certamente insostenibile affermare che l'essere umano nasca perfetto e completo, poiché tale asserzione sarebbe contraddetta dall'osservazione. Tuttavia dedurre da ciò che questo dimostri il suo peccato, la sua "caduta", la sua necessità di ricongiunzione con un qualche aspetto divino è solo un sillogismo.
Prima ancora del disquisire su come ciò sia o meno possibile l'errore formale sta nell'assumere tale assioma. La più comune delle limitanti impostazioni religiose, la visione dicotomica, consente il sillogismo: se non siamo perfetti allora siamo peccatori.

Così, la neutra constatazione della necessità di perfezionare la propria natura viene"arricchita" di sfumature tutt'altro che conseguenti, per poi essere fagocitata in cosmogonie tutt'altro che dimostrate. Quella che poteva essere la preziosa opportunità di riflettere su se stessi è perduta. Consapevolmente o meno che sia, la paura dell'ignoto, che una vera ricerca necessariamente affronta, fa preferire, all'affrontarlo, l'aggrapparsi ad una certezza. Perfino la più terrificante di esse può risultare preferibile all'horror vacui. Meglio ritenersi peccatori che riflettere su chi si sia, meglio accettare improbabili prove che ricercare.

Il Bene ed il Male.


"bene e male", "buono e cattivo", "sbagliato e corretto"; sono termini relativi. Ovvero valutazione degli effetti di un'azione all'interno di un contesto dato, secondo un metro stabilito. È il "metro", l'unità di misura, che attribuisce un significato ai termini. Esattamente come accade per "alto e basso", "stretto e largo", "giovane e vecchio", occorre un termine discriminante.
Possiamo rappresentare geometricamente queste seconde coppie all'interno di una linea ai cui estremi immaginari vi sia il parossismo dei due termini. In tal caso li scriveremmo con la maiuscola: il Largo e lo Stretto, ad esempio. Tale meccanismo, su questi termini, oltre al risultare un po' buffo, non ha alcun effetto collaterale: poiché essi hanno un significato univoco, servono a misurare oggetti.

La maiuscola, ovvero la suddetta rappresentazione geometrica - come ben sappiamo - viene frequentemente applicata anche alle prime coppie di termini, generando così il Bene ed il Male. Il fatto in questo caso è tuttavia pregno di conseguenze...
Già, perché questi termini non misurano, come i precedenti, degli oggetti, ma valutano delle azioni, e la vita non "vive" nelle due dimensioni della linea.
Non occorre disquisire al momento quante siano le dimensioni nelle quali la vita si esprime, poiché anche solo le tre, che nessuno credo potrebbe negare, sono bastanti a chiarire il concetto. La rappresentazione lineare è fallace, quando non, nelle sue conseguenze, aberrante.
La - non a caso - più tollerante e pacifica visione taoista del bene e del male, è geometricamente rappresentata dal Tao: non c'è bene senza male e non c'è male senza bene.

Potremmo portare oltre il concetto di rappresentazione geometrica ma, per quanto concerne gli scopi di questo post, quanto esposto è sufficiente.
Si postula arbitrariamente che il mondo sia suddiviso in Bene e Male e, purtroppo, oltre a pagarne personalmente le conseguenze si fanno pagare anche agli altri...

Conoscenza del Bene e del Male e delle azioni "adeguate".

Le arbitrarie premesse già assunte iniziano ad avere conseguenze importanti, tuttavia la frittata non è ancora fatta finché non si assuma di "sapere".
Chi non sa, ricerca, indaga, scopre e, talvolta, trova. Socrate, sapendo di non sapere, si meritò di essere appellato "il più saggio di tutti gli uomini".
Ma questo è un percorso lungo, faticoso e richiede umiltà.
Inoltre con esso si costituiscono al massimo gruppi di ricerca (che, adottandoli, non saranno certo immuni dagli effetti dei due precedenti assiomi...) non si creano religioni.
Per crearle, tanto che gli si dia esplicitamente questo nome, tanto che non lo si faccia, occorre la presunzione di "conoscere".

Così ecco apparire definizioni ed interpretazioni, dogmi e prescrizioni.
Essi si "argomentano" (...) con i due ingredienti essenziali già menzionati.
Seguirli è bene, violarli è male, in virtù dell'affermazione che essi generino e siano al contempo prescritti dal Bene o dal Male. Si genera cioè un circolo autoreferenziale, all'interno del quale le premesse giustificano le conseguenze e viceversa.

Conclusioni.


A questo punto si è pronti, la religione - quale che essa sia - è servita. Si è pronti per sottoporla ai credenti che non dovranno neppure prendersi il disturbo di crearla. Basterà che essi entrino nel circolo menzionato affinché ogni loro percezione sia da esso influenzata, ed essi perdano così ogni contatto con quanto da esso esuli. La dicotomia ha avuto effetto, ogni altro aspetto è confinato nell'oblio.
Tutto è stato etichettato e, frequentemente, l'etichetta "nera" si trova proprio sugli aspetti che più ci rendono vivi. Ogni seria domanda è spenta, sopita dalle sicumere che l'hanno sostituita.

Le varie fazioni sono pronte a dichiararsi guerra.

"L'umanità si prende troppo sul serio. È il peccato originale del mondo. Se l'uomo delle caverne avesse saputo ridere, la storia avrebbe avuto un corso diverso." Oscar Wilde.

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