26 mar 2010

Elogio della semplicità


Semplice non vuol dire banale. Questo probabilmente il primo punto da chiarire. Anzi è spesso semmai vero il contrario, che molti atteggiamenti banali sono inutilmente complicati. La semplicità è talvolta un dono naturale ma più spesso una condizione da conquistare.
Non è fingere di possederla poiché questo sarebbe molto complicato, non è simularla poiché questo, diffusissimo, è molto banale. Conquistarla.

Guglielmo di Ockham espresse epistemologicamente il concetto nel procedimento conosciuto come "Rasoio di Occam", "A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire". È da preferire perché è più pratica, più funzionale, più "pulita". Quest'ultima immagine rende l'idea, poiché la pulizia non è uno stato di partenza, ma il risultato di una periodica disciplina, basta distrarsi per qualche giorno per ritrovarsi, chissà come, da una casa splendente ad un porcile...

Con buona pace di Rousseau quindi la "pulizia" non è appannaggio del bon sauvage ma il risultato di un lavoro. L'abituale condizione di partenza, salvo forse sparute eccezioni, è la banale complessità. Si parte dall'assoggettamento ad una moltitudine di convenzioni, dogmi, preoccupazioni, pregiudizi "comuni" che vengono ingenuamente accettati, difesi e diffusi. Talvolta poi si reagisce a tale complessa struttura convenzionale sostituendola con una spirituale, filosofica o "cucita su misura", diversa ma in fondo, a ben vedere, uguale a se stessa. Oppure contro le alternative si inveisce, giudicando esse, e solo esse, complicate...
Nella nostra stanza interiore si accumulano così scartoffie su scartoffie, alcune utili, altre solo ingombranti. Questo perché la complessità è in noi, di partenza, la società o le sue pseudo alternative ci offrono solo degli specchi, più o meno deformanti.

La pulizia è dunque quella della nostra stanza. Lì, occorre fare ordine, gettare quanto inutile, spolverare e spazzare. Ma, ordinare come, gettare cosa?

Immagino una scatola con della lana, fili di vari colori e varie lunghezze. Lasciata a se stessa, rovistandovi a casaccio, sarà presto un complicato groviglio intrecciato. Trovandosi di fronte questa matassa dovremmo osservare le varie connessioni, districare i vari fili, sciogliere i nodi, distenderli. Gettare quelli inutili perché troppo corti o sciupati. Creare, da ognuno dei rimanenti, i gomitoli. Il gomitolo è la forma più semplice in cui organizzare un filo di lana.

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