5 mar 2010

Surrealsimposio

- Dunque, perché siamo qui?
- Speravo me lo diceste voi: io sono stato invitato.
- Non sapete dunque il perché?
- Ne ho solo una vaga idea, ad ogni modo non avevo altri impegni.
- Sì, anche io oggi ero libera. Lo sono sempre, non voglio prendermi impegni.
- Io ho un senso di vuoto da riempire.
- Non hai pranzato?
- Pranzo ogni giorno, ma il vuoto rimane.
- Forse non si tratta della dieta giusta...
- Io, diversamente da voi, so bene perché sono qui! Ebbene, vedo dai vostri sguardi ammirati che vorreste saperlo anche voi... Sono qui per la quête!
- E cosa sarebbe?
- La Ricerca suprema, la comprensione ultima, l'illuminazione, la realizzazione del proprio Sé superiore, la congiunzione con l'Uno.
- Ma perché la fa così difficile? cosa c'entrano le parole straniere?
- Boh, a lui piace così, non gli badate. Lo conosco da così tanto oramai...
- Ma te perché sei qui?
- Io mi sento sola! Anche adesso però. Ovunque vada mi sento sola.
- Ed allora perché ci vai?
- Ci va per farmi compagnia, poiché sa bene cosa sia la solitudine tenta in ogni modo di alleviarla a me. Da tanti anni oramai.

- Bene, iniziamo, si sta facendo tardi. Vi ho ascoltati, credo che oggi dovremmo parlare del senso di vuoto, è il suo turno se ricordo bene.
- Oh che bello, è il mio turno, sì, bene, dicevo, mi sento questo vuoto, proprio qui, o forse qui, o qui; beh, comunque lo sento, e non so cosa metterci.
- Hai provato con un tappo?
- Li ho provati tutti: ma o sono troppo grandi o sono troppo piccoli, o troppo tondi, o troppo morbidi. Poi ne ho trovato uno che si incastrava bene ma il vuoto è entrato in pressione e dopo poco ha fatto saltare il tappo.
- Ma il vuoto come fa ad entrare in pressione? Forse allora non è vuoto...
- Certo che è vuoto, è il mio vuoto, lo saprò io cos'è no?
- Di quello non sarei certo, tuttavia lo sento anche io, ed anche secondo me è vuoto.
- Io penso sia la solitudine...
- Lei pensa sempre che sia la solitudine!
- Ma la solitudine che cos'è?
- Ehi, un momento, è il mio turno, oggi parliamo del senso di vuoto, non della solitudine, non cercate di fregarmi!
- Non è forse la solitudine una mancanza ed il vuoto una mancanza? Magari sono la stessa cosa...
- Forse, ma chi può dircelo?
- Nessuno può farlo...
- Invece sì, basta chiedere al Profeta.
- No, basta, zitta te! Avevamo già stabilito che non possiamo fidarci del tuo profeta, né di nessun altro profeta. Sono tutti interessati, vogliono tutti insegnare, insegnare. Ed in cambio chiedono la tua fede.
- Hai provato a metterci la fede nel senso di vuoto?
- Sì, ho provato, effettivamente con essa dentro non lo si sente più.
- Ed allora perché l'hai tolta?
- Perché non era l'unica cosa che non sentivo più. Avevo perso anche la ragione, non sapevo più distinguere un numero pari da uno dispari. Beh, io pensavo di saperlo distinguere a dire il vero, pensavo di percepirlo direttamente. Gli amici lo contestavano ed io mi sono allontanato degli in-fedeli. Poi mentre trasportavo un secchio pieno di numeri mi cadde sparpagliandoli a terra, provai a metterli in ordine ma non si impilavano come avrebbero dovuto, non riuscivo più a ricomporre il secchio. Così tolsi la fede dal vuoto e non ce l'ho più rimessa.
- Che storia triste, ho le lacrime agli occhi.

- Io credo che dovremmo studiare la forma del vuoto, così usandola come uno stampo potremmo dedurre la forma di cosa ci va messo dentro.
- E se il contenuto fosse liquido o gassoso?
- Non ci avevo pensato.
- In ogni caso è inutile, non sa neppure esattamente dove si trova...
- Dobbiamo procedere per tentativi! ... Cibo?
- Sesso?
- Soldi?
- Stadio?
- Viaggi?
- Letture?
- Ci ho già provato. Per un po' effettivamente funzionano, ma poi ritorna.
- Secondo me è la solitudine..
- Ma lo hai già detto!
- Ah, sì? non ricordo...
- Però forse ha ragione.
- Dici?
- Forse.
- Se avesse ragione risolveremmo due problemi di un sol colpo.
- Dovremmo però prima risolverli.
- Già.
- E se provassimo a mettere la solitudine dentro al senso di vuoto?
- Uhm...

- Ma i tuoi libri cosa dicono?
- Mille cose diverse. Capita sempre così con i libri, sono come i dottori, ognuno ha una diagnosi diversa. Però alcuni parlano di amore.
- E l'amore che cos'è?
- Anche quello ognuno lo definisce a modo suo...
- Quindi siamo al punto di partenza?
- Non proprio, effettivamente adesso siamo anche scoraggiati dai tentativi falliti.
- Però l'amore potrebbe essere.
- Di quale amore parli?
- Cosa vuoi che ne sappia! ha pure usato il condizionale...
- Allora affermo che "è" l'amore.
- Che borioso, neppure sa di cosa parla ed usa l'indicativo...
- Che ne dite del participio?
- Presente o passato?
- Presente, presente. Del passato non ci curiamo!
- Ma intendi che chi ha il senso di vuoto dovrebbe essere "amante" o che dovrebbe avare "l'amante"?
- Anche tutt'e due, perché no?
- Così risolviamo anche la solitudine...
- Ma amante di cosa?
- Magari dell'amante, così poveretta anche lei compensa il suo vuoto.
- Ma siamo sicuri che anche lei ha un senso di vuoto?
- Ce l'hanno tutti...
- No, non tutti, ho sentito dire di gente che non ce l'ha!
- Ma li hai visti o ne hai solo sentito dire?
- Ne ho sentito dire, però da fonti affidabili.
- Le fonti oggigiorno sono tutte contaminate, è l'inquinamento, non ci sono più fonti affidabili.

- Quindi cosa facciamo?
- Riprendiamo da quanto abbiamo. Sembra probabile che per placare il senso di vuoto sia adatto l'essere amante ed avare l'amante. Partiamo da lì.
- Ma l'amante ama l'amante che a sua volta riama lui in qualità di suo amante? Oppure lui ama lo sport e lei che, è sposata con un calciatore, ama l'amante?
- E se fossero entrambi amanti del bridge?
- Perché del bridge?
- Perché non riesco mai a trovare il quarto per il torneo.
- Credo che dovremmo procedere con più metodo. Diciamo che non ci sono né mariti calciatori né tornei di bridge e che entrambi si amano l'un l'altra.
- Veramente il torneo di bridge è la settimana prossima!
- Ho detto "diciamo", facciamo finta, semplifichiamo...
- Ma non banalizziamo però, che vuol dire che si amano l'un l'altra. E poi, chi si ama l'un l'altra? Se il vuoto è il suo, e se dobbiamo riempirlo con un'amante, come la riconosciamo?
- Perché vi si incastra bene, forse?
- E che vorrebbe dire?
- Boh, non so, magari che insieme non sentano la solitudine.
- Stavo in pensiero... Se stanno insieme non sentono la solitudine.
- Niente affatto! Il contrario di solitudine non è stare insieme, è intimità.
- Che tipo di intimità? Fisica, mentale, emotiva?
- Beh, ogni tipo. Se ne saltiamo qualcuno è incompleta e quindi in qualche modo poi il vuoto torna a farsi sentire.
- Già, e noi non vogliamo che torni, no?
- No, non vogliamo.

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