23 apr 2010

Abducted


Mi risvegliai in una stanza bianca. O meglio, aprii gli occhi in una stanza bianca: talvolta si stenta a credere di essere svegli.
La stanza era perfettamente cubica, completamente bianca, priva di mobili, finestre e porte. Io ero nudo, disteso sul pavimento. Uno strano sogno. Mi alzai ma il panorama non mutò, quella stanza era assolutamente vuota.

Pensai che, anche in uno strano sogno, qualcosa avrebbe pur dovuto accadere. Per quanto tempo si può sognare di trovarsi soli in una stanza vuota dove non accade niente?
Attesi. Ignoro quanto. Quando poi mi invase l'inquietudine mi gettai verso una parete e qualcosa accadde. Udii una voce, mentre pensavo che Il dolore era troppo intenso e le pareti troppo solide per essere oniriche. Non avevo mai sentito una simile lingua, eppure era essa che costruiva delle immagini nella mia testa.

Sembrava di vedere un film muto, a colori, nel quale, fotogramma dopo fotogramma, secondo le vibrazioni di quella strana lingua che udivo, mi veniva mimata una storia. Tentai di rispondere, ma invece di emettere suoni vidi scorrere le immagini di quanto volevo comunicare. Infine un "trak", come il suono di due cavetti che si scollegano, ed una voce, questa volta nella mia lingua: "Benvenuto terrestre".

Questa frase, l'unico aspetto esente da "effetti speciali" di tutta la situazione mi atterrì come un'improvvisa frustata. Sanciva la divisione tra me e "loro", tra la cavia e gli artefici del test, presentatomi attraverso le immagini, nel quale forse, come nel più classico dei B-movie, si decideva il futuro dell'umanità.
Dovevo servire a loro, chiunque fossero, a decidere se salvare o meno la Terra. Ma, salvare da cosa? Su quali basi? Di che gioco si trattava e quali erano le sue regole?

Non ebbi tuttavia il tempo di riflettervi. Sempre nella mia lingua mi venne comunicato che si dava inizio alla simulazione.

Mi ritrovai in un banco di scuola, nell'ultima fila di un'aula priva di altri alunni. Un professore parlava di complesse interazioni chimiche. Non ne avevo mai viste di simili, eppure avevo la sensazione di conoscerle. La spiegazione procedeva velocemente, io annuivo ad ogni passaggio, finché uno di essi apparve stranamente vago ed illogico, contrastando con la cristallina chiarezza di quanto fin lì esposto.
Chiesi spiegazioni. Mi fu risposto che dovevo fidarmi, credere a quanto mi veniva detto. Obbiettai che ciò non aveva senso, a che scopo mostrarmi una dimostrazione rigorosa per concluderla poi con un atto di fede?

La scena tuttavia mutò. Ero su una lunga spiaggia, dietro a delle dune, in compagnia di una ragazza che non conosco, ma con cui doveva evidentemente esserci molta intimità, visto quanto stava accadendo. Lo sguardo cadde su una pietra proprio accanto a noi, parzialmente coperta di sabbia, la ripulii con il palmo di una mano ed apparvero dei "comandamenti"; si proibiva di fornicare, di scambiarsi effusioni, di baciarsi in luoghi pubblici. Poi la lista proseguiva ma lo stesso palmo che l'aveva fatta apparire la ricoprì, concentrandosi sui glutei della bella sconosciuta.

Bruscamente - e con rammarico, tanto le sensazioni provate erano "veritiere" - mi ritrovai in una folla di persone. Era in atto una qualche emergenza e delle forze dell'ordine stavano guidando al sicuro un folto gruppo di persone. Compresi che avremmo dovuto oltrepassare un torrente, passando attraverso un ponte strettissimo che rallentava molto l'operazione. Avvicinatomi alla riva constatai che l'acqua era bassissima e che il torrente poteva pertanto facilmente essere guadato. Lo feci notare ad una guardia ricevendo in cambio la risposta che gli ordini erano di passare per il ponte. Mi tolsi le scarpe, tirai su il risvolto dei pantaloni ed intrapresi l'attraversamento.

Adesso ero nel mio letto. Come un vago sapore in lontananza sentivo l'eco dell'esito negativo del test, "specie umana non adatta ad essere salvata".
Non ho ancora capito da cosa, ma sospetto che tutto sommato sia meglio così...

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