5 lug 2011

Schiavi di un Dio minore (ovvero di ideali indiscutibili)


Immagina un episodio, fittizio ma comune, di una storia di coppia diversa ma per certi aspetti simile: lui lavora come affermato professionista, lei ha un lavoretto part-time. Stanno economicamente bene ed avrebbero una buona intesa per molti aspetti. Lo studio di lui ha progressivamente sempre più lavoro e così inizia a lavorare il sabato ed a tornare sempre più tardi la sera. Col tempo diventa stanco e nervoso. Lei lo vede via via peggiorare, i tempi trascorribili insieme si riducono e con essi si riduce anche la loro qualità. Così, lei dopo avere pazientato dietro le rassicurazioni di lui che si trattava solo di un breve periodo passeggero, inizia a rendersi conto che non si tratta di una situazione momentanea ma che, per quanto forse in forma variabile, sarà ricorrente. Lei tiene molto al rapporto, eppure il ricordo dei tanti weekend trascorsi insieme nelle capitali europee adesso, da dolce, diventa amaro nel paragone con la loro attuale assenza. Inizia timidamente a farlo notare al suo uomo, che l'ascolta distrattamente quasi turbato dall'essere sottratto alle sue preoccupazioni. "è lavoro" risponde "con cosa credi che ci manteniamo?" Eppure lei ricorda come si mantenessero anche prima di tanto successo, di come l'auto fosse sì più piccola ma anche più spesso sfruttata per gite di piacere. La logica sembra tuttavia inattaccabile, il lavoro va preso quando c'è e viene prima di tutto. Beh, chiaro, inattaccabile perché lui l'ha assunto come principio universale indiscutibile, non perché a lei non verrebbero in mente centinaia di motivi per cui il tempo meriterebbe di essere speso diversamente, magari insieme. Lui comunque la informa che a Parigi può andarci quando vuole con le amiche, per lui non è un problema. Per lei un po' invece comincia a diventarlo. Non è l'affetto verso di lui che è venuto meno, ma lo sono i momenti piacevoli, l'intimità e la confidenza che alimentano un rapporto. Lei è triste, e quando finalmente riescono ad uscire una sera a cena, per quanto vorrebbe sorridere, non ci riesce. "ma cos'hai da mettere il muso, me lo spieghi, non siamo venuti a cena come volevi?" dice lui, "già sono pieno di problemi sul lavoro, è mai possibile che ti ci devi mettere anche te?". Lei non sa che rispondere, insomma, lo vede che lui si sta impegnando a sorriderle, ma stanco com'è come spera di riuscirci? Lei forse dovrebbe essere più paziente, in fondo è a lavorare che si è stancato, mica al bar con gli amici. Eppure anche altri lavorano, si mantengono perfino con lavori meno retribuiti, senza che ciò li risucchi tanto tempo ed energie. Forse anche lui potrebbe prendere in considerazione di rivedere i suoi intoccabili ideali, forse esistono delle modalità più ragionevoli, forse si può essere ben più felici mollando il lavoro ed andando a fare i globetrotter: poveri ma insieme. forse ci sono delle vie di mezzo o forse delle alternative. Così lei prova a parlarne. Ottiene così che dall'essere semplicemente ignorata per i troppi impegni, diviene per il suo uomo un peso: la rompiscatole che non comprende quanto il lavoro vada affrontato seriamente e non come un passatempo per bambini. Lei si sente intrappolata tra il desiderio del suo uomo e l'impossibilità di ricordargli il bel sorriso che aveva prima di ottenere successo. Lui si sente intrappolato tra la necessità di rispettare il suo ideale di professionalità ed una donna che invece di supportarlo diventa sempre più un ostacolo. Lei cerca di riempire le lunghe serate da sola, gli appuntamenti cancellati per una qualche emergenza lavorativa. Si iscrive a dei corsi. Lui inizialmente approva, eppure piano piano si fa strada in lui l'invidia: anche a lui piacerebbe avere tempo per seguire i suoi interessi. Così, mentre lui si da seriamente da fare, come per inciso dovrebbero comportarsi tutte le persone serie, lei perde tempo in inutili attività che tanto abbandonerà ben presto per fare posto a chissà poi quale altro capriccio. Magari in questi corsi ci va apposta per conoscere qualcun altro. Lei, certo, ci ha pensato. Non che vorrebbe qualcun altro, lei vorrebbe lui, ma vorrebbe anche quelle attenzioni che da parte sua sono sempre più rare e, quel che è peggio, distratte limitate a poco più del soddisfacimento di quelle pulsioni vitali che ancora in lui sopravvivono. Ma che ne è stato delle lunghe serate trascorse accarezzandosi i capelli fin' quasi all'alba? Troppo spesso non ha tempo per lei e quando ce l'ha è così stanco che raggiungere insieme la mezzanotte sarebbe già un chimerico traguardo. Così, adesso entrambi stanno male. Lei si sente sola, abbandonata dal suo uomo consacrato a degli ideali che in misura più ragionevole anche lei avrebbe potuto considerare rispettabili ma che assumono invece i tratti di un Dio implacabile, intransigente ed incontentabile che spremerà il suo uomo fino all'ultima goccia di sangue, ricambiandolo con l'illusione di essere stato utile. Lui si sente solo, incompreso proprio nei tratti che considera non solo più nobili ma benanche più dovuti. Certo, come ogni coppia, anche quando i loro fine settimana erano costellati di gite insieme avevano dei problemi da affrontare. Ma quanto era più facile allora affogarli in un improvvisato bagno notturno in qualche località di mare? Adesso non è né il desiderio né l'attrazione reciproca, ancora forte, che li ostacola. Qualcos'altro si è contrapposto tra loro e mentre l'una lo vede come un mostro fagocitatore di ogni spazio di lui - e conseguentemente di loro - per lui è un indiscutibile dovere che sempre più stenta a chiamare ancora "suo grande piacere" ma che non per questo è pronto a riconsiderare.

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