1 nov 2010

Diavolo


Il Diavolo è, dal greco, colui che divide. Il lemma ci giunge attraverso il latino Diabolus, dal greco Diabolos, spesso tradotto con Calunniatore. Non che tale traduzione sia errata tuttavia concentrandosi su un aspetto del significato né offusca quello principale. Più utile derivare a sua volta Diabolos da Diaballein - dividere - per ricongiungersi col significato di Colui che divide.

"Colui" tuttavia non è un'entità metafisica bensì una funzione della mente. Ma anche: una funzione della mente è - direbbe Jung in tempi moderni, come Omero in tempi classici - manifestazione di un Nume. L'apparente antitesi è un'illusione "diabolica" (...), più corretto affermare che si tratta contemporaneamente di una funzione e di un'entità (e vista l'universale accettazione che, ad esempio, il fotone sia contemporaneamente onda e particella sfido a definire antiscientifica la mia affermazione...).

Qui, sempre per effetto della diabolica tendenza a dividere, l'uomo è portato a scegliere uno dei due aspetti. Preferibilmente il secondo poiché parlando di entità ha finalmente qualcuno da incolpare, ottenendo un piacevole effetto deresponsabilizzante. Per quanto tale effetto sarebbe comunque ingiustificato, evito qui la digressione che argomenterebbe tale illusione per riprendere il filo del discorso, concentrandomi, per compensazione, sull'aspetto funzione.

La funzione che divide è l'utilissima funzione analitica, potremmo chiamarla la Ragione. Regola della ragione è infatti il principio di identità e non contraddizione, per cui "questo è questo e non altro". Il principio che la governa è la disgiunzione (in greco dia-ballein) che vieta che una cosa sia "questo e anche altro", come invece prevede il linguaggio simbolico (in greco syn-ballein), di cui si alimentano le narrazioni mitiche, magiche, poetiche e religiose*.

La capacità analitica è parte indispensabile del processo di conoscenza del mondo. Essa tuttavia è "tentatrice". Mostrando all'uomo il suo potere lo induce ad applicarlo costantemente. Avviene in tal caso che in luogo di essere l'uomo a dominare e sfruttare l'utilissima funzione/entità discriminante è essa a dominare l'uomo. La realtà di tale infelice caduto in tentazione diviene così un Inferno. Ma questo tuttavia non per morale ma per semplice conseguenza dell'applicare costantemente divisioni. Una realtà fatta di divisioni produce paure, rancori, ire, invidie... Ovvero quei gironi dell'Inferno che non serve cercare in una qualche realtà extra-psichica, essendovene già in surplus nella quotidianità del vedere tutto come Bene o Male, Bianco o Nero.

Liberarsi dalla schiavitù dello Spirito della divisione offre il Paradiso.
Ma il Diavolo, sì sa, mica è stupido... Così se scoperto tende a nascondersi perpetuando il proprio inganno. Ed ha gioco facile perché lo stesso domandarsi se il Diavolo sia Bene o Male è domanda "diabolica"... E' la stesso principio divisore attraverso il quale è semplicemente impossibile liberarsi del principio di divisione. Sarebbe altrimenti come pretendere di smettere di fumare accendendosi una sigaretta.

Un altro inganno cade sul concetto di "liberarsi". La Funzione di divisione dipinge "liberarsi" come sconfiggere, eliminare, uccidere. Eppure non definiamo libero dal vizio del fumo chi dedica la propria vita ad incendiare le tabaccherie... Tanto più che abbiamo detto che la funzione analitica è utilissima. La libertà non avverrebbe eliminando la funzione della ragione ma assumendone il controllo, la libertà appunto di renderla servitrice quando utile e silenziosa quando di disturbo.

Ho scritto, poche righe più su, che la capacità analitica è parte indispensabile del processo di conoscenza.
Parte complementare a diaballein è synballein, il linguaggio simbolico, evocativo, la sintesi o meglio, l'Unione. Unione con l'Uno, con tutto ciò che è. Ma anche il rappacificarsi dopo una lite, l'empatia, la comprensione. Questa parte suona così bene che molti, applicando perfettamente il diabolico principio di divisone (!!), hanno teso a considerarla l'unica...

Comprendere che una parte non sia più bella, buona o giusta di un'altra e che eliminarne una sarebbe non solo inutile ma assolutamente deleterio, è difficile proprio in virtù dell'inganno della funzione diabolica. Tale funzione raggiunge livelli parossistici proprio in quei "buonisti", idealisti, religiosi o fanatici che nell'intento di combattere il Male assolutizzano la realtà, producendo esattamente quell'Inferno che pretenderebbero di combattere. La tradizione popolare invece sa da tempo che "le strade dell'inferno sono lastricate delle migliori intenzioni".

Le parti costituiscono l'insieme. Sbilanciarle sbilancia l'insieme. Le due funzioni sono necessarie e funzionali alla Conoscenza quando si compensano l'un l'altra. Quando tra esse si instaura un ritmo di chiusura (concentrazione) ed apertura (meditazione), di raccoglimento ed espansione, di tendenza dal particolare al globale, e viceversa. Un ritmo come quello del respiro; inspirare ed espirare; concentrarsi e meditare. Poiché conoscere è respirare la vita. Non può esservi respiro né eliminando l'ispirazione né eliminando l'espirazione. Come non può esservi un buon respiro se non in presenza di una ispirazione profonda ed una espirazione profonda.


*passo tratto da un articolo di Galimberti

3 commenti:

  1. Come nota a questa interessante sintesi, citerei una simbologia sviluppatasi anticamente e fuori dal bacino del Mediterraneo, ossia quella cinese di yin e yang. Oggi icona abusatissima, il simbolo originariamente indicava la parte in ombra e quella in luce di una montagna. La metà nera, lo yin, rappresenta il molle, il cedevole, il femminile, il freddo, e via dicendo; lo yang, il duro, il maschile, l'aggressivo, il caldo, ecc. Ognuno contiene al suo interno il seme del suo opposto (il pallino bianco su campo nero, e viceversa). Ma i due elementi sono anche in rotazione armonica, ed è dalla loro alternanza che scaturisce il Tao, fatto di espansione e contrazione, vita e morte, e così via. Il saggio è colui che comprende la necessità sia dello yin che dello yang, e sa che "per far cadere un oggetto, bisogna spingerlo in alto", o "per indebolire qualcosa, bisogna rafforzarla". Spesso chi comprende la via del Tao compie l'esatto opposto dell'azione che sembrerebbe giusto compiere: accelera in questo modo l'avvicendamento fra gli opposti. La contrapposizione fra i due elementi fondamentali è comunque e sempre illusoria, perché dove comincia veramente il caldo e dove finisce il freddo?, dove termina il giorno e dove comincia la notte?

    RispondiElimina
  2. Rafforzare qualcosa per indebolirla evoca in me l'idea di saziarne il desiderio per ridurne in tal modo la pressione. Ignoro tuttavia se ciò è conforme alla visione taoista.

    Un'altra associazione mi viene inoltre con il finale di Les fleurs du mal: "Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu'importe? / Au fond de l'Inconnu pour trouver du nouveau!".
    Non si tratta naturalmente di una associazione diretta tuttavia il concetto di limite tra due mondi, per essere attraversato consapevolmente e scoprire finalmente che di un solo mondo si tratta, richiede coraggio, forse proprio quel coraggio che nasce dal sentimento conseguente al viaggio di ricerca di Baudelaire: "Inferno o Paradiso, che importa, in fondo all'ignoto per trovare del nuovo".

    RispondiElimina
  3. Be', indulgere nel desiderio non credo appartenga a nessuna tradizione. A qualche filosofo, sì.

    La poesia, territorio privilegiato della sinestesia, è chiaramente olistica, syn-ballein, tesa com'è alla scoperta di inedite connessioni fra parole, oggetti, atmosfere. Chi, come Baudelaire, o Rimbaud, o più tardi Artaud, addirittura *brucia* nel simbolo, non può che conoscerne l'intima alchimia, quell'abisso che annulla qualsiasi confine. E qui, per concludere, ti cito in libertà un'altro paragrafo celebre: "Il limite... non c'è un modo onesto di spiegarlo, perché le uniche persone che sanno dov'è sono quelle che l'hanno superato" (H.S.Thompson)

    RispondiElimina